Quando parlo della mia relazione di coppia nelle mie storie o nei miei post mi arrivano commenti e messaggi quasi increduli che si felicitano per la mia ‘fortuna’. Quindi siccome non vorrei che pensaste che ho trovato il nirvana di coppia oggi vi scrivo di cosa si tratta realmente per me far funzionare una relazione e come negli anni ho imparato a distinguere una relazione di coppia sana da una tossica.

Intanto vorrei chiarire che sono approdata a questo uomo (e uso la parola ‘approdare’ non a caso) dopo un bel po’ di casini a livello relazionale. Quindi attenzione: non vi sto parlando proprio da nessun pulpito, sono qui solo per passarvi la mia esperienza sperando che vi possa essere in qualche modo di ispirazione per vedere un po’ più in là.

In fatto di rapporto col maschile sono sempre stata super incasinata fin da piccola (e ne ho già scritto qui). Quelli che mi correvano dietro non mi piacevano, anzi. E quelli che mi piacevano da matti neanche mi vedevano. Sono andata avanti così praticamente fino ai 20 anni, con in mezzo molti amori platonici e qualche dramma di poco conto.

Ho avuto poi la mia prima ‘vera’ relazione con un coetaneo, durata 8 anni. Abbiamo fatto molte belle cose, ma al momento di andare in porto io ho fatto esplodere tutto perché avevo la sensazione di essermi persa qualcosa per strada. E così era. In fondo a me sentivo che non ero cresciuta in quegli anni, che tutto era andato ‘fin troppo bene’ e non mi ero mai messa in discussione.

Da quella presa di coscienza sono poi arrivata ad un’altra relazione, molto più breve, mooolto più dolorosa, ma molto più importante a livello di maturazione personale. Sono passata da un uomo con cui andava tutto bene (mai un litigio, mai un emozione forte, mai un saliscendi) a una relazione montagna russa. Avevo improvvisamente perso tutte le mie sicurezze, i miei punti fermi, ero in balia di un innamoramento che mi aveva completamente accecata. Ero dipendente emotivamente da un uomo, cosa che non mi era mai successa, se non per un brevissimo periodo, e la cosa mi destabilizzava non poco.

Ero passata da un innamoramento ‘tiepido’ ma sicuro a un attaccamento totale pieno di gelosie e di controllo. Questa storia è finita con un’interruzione spontanea di gravidanza che ci ha messi entrambi di fronte alla verità: e cioè che volevamo cose diverse.

Superare questa separazione per me è stato lungo e doloroso. Non sapevo molte cose che ora so e anche se ero già in cammino verso me stessa è stato comunque non semplice perché pensavo di aver trovato la vita in quel tipo di relazione, perché per la prima volta mi sentivo totalmente. Mi sentivo perché le emozioni vissute erano forti e totalizzanti: mi stavo risvegliando da una specie di sonno dei sensi ed era servita una relazione così per farlo.

Difatti poi quando ho conosciuto Paolo – il mio attuale compagno – e tutto questo saliscendi emotivo, questi drammi quotidiani, erano spariti dalla mia vita, io pensavo che non fosse una relazione vera. Pensavo di non sentire amore perché ero abituata all’eccesso. Per me amare significava soffrire, avere paura di perdere una persona, essere terrorizzata dall’abbandono, dalla menzogna, ed essere euforica vicino a lei. Come posso amarlo se non ne sono gelosa? Come posso stare con lui se non litighiamo mai? Vuol dire che non ci tengo? Se non lo assecondo in tutto vuol dire che non ho paura di perderlo, quindi non lo amo. E avanti così.

Ci ho messo anni (ANNI) a placarmi, a notare che lui era presente, e che io potevo rilassarmi. Che potevo essere me stessa senza paura. Che potevo fidarmi.

Non è una relazione ideale (esiste la relazione ideale?) ma è molto vera e autentica. Stiamo crescendo anno dopo anno come coppia perché non abbiamo mai smesso di crescere noi stessi per primi.

Siamo molto diversi ma lavoriamo per smussare, per conoscerci sempre un po’ di più e ogni difficoltà che abbiamo incontrato invece di dividerci ci ha rafforzati. Ma non è successo perché siamo fortunati ma perché appunto siamo in cammino, con ritmi diversi e con orizzonti diversi, ma nella stessa direzione.

L’ho già scritto altrove quanto il lavoro con le costellazioni familiari e con il mio rapporto con la mia mamma mi abbia aiutata ad arrivare ad una relazione del genere. Hellinger diceva sempre: ‘Niente mamma, niente uomo’ e mai cosa fu più vera per me. Non ho avuto una relazione così equilibrata finché non ho equilibrato il mio rapporto con mia mamma e il mio femminile.

Con il mio partner attuale non ho mai avuto paura. Non ho paura di perderlo, non ho paura quando sto da sola senza di lui, non ho paura quando lui sta senza di me, non ho paura di dire la mia opinione, non ho paura di litigare. Pensavo che per amare bisognasse sentire tutta una serie di patimenti e drammi. Invece basta solo l’amore.

Tutto questo per dire che in questi anni ho osservato alcune cose nelle mie relazioni, che forse ti aiuteranno a capire qualcosa di più di te stessa e della tua relazione.

In linea generale per me queste sono le cose da tenere in considerazione per capire se siamo in una relazione sana o meno:

  1. Mai scegliere un compagno di vita nel momento in cui sei follemente innamorata: l’innamoramento è uno stato alterato di coscienza tanto quanto la rabbia. Non è sano prendere decisioni importanti in un momento del genere. Lascia che passi la fase di innamoramento cieco e se non passa dubita, e cerca di tornare lucida il prima possibile prima di fare una scelta di vita.

  2. Impara a distinguere tra essere innamorata ed essere attaccata. Se è attaccamento ci sarà quasi sicuramente anche gelosia, la sensazione di non poter fare a meno di lui, il tentativo di controllarlo, l’assecondare ogni sua scelta per paura di perderlo. Se è così lascia perdere.

  3. Nota quanto ti senti libera tu: libera di essere te stessa, di uscire con le amiche, di vestirti come ti pare, di scegliere un lavoro che ti appaga, di sposarti oppure no, di avere figli oppure no. Se non sei libera tu per prima (e non lasci libero lui), non è una relazione in cui puoi crescere.

  4. In una coppia sana i due partner danno e prendono nella stessa misura. Se senti che sei solo tu a dare, o solo lui. Che uno dei due è sempre in affanno a dimostrare qualcosa mentre l’altro vive di rendita, allora non c’è equilibrio e la relazione è destinata ad esplodere a un certo punto.

  5. Fai attenzione ai “cocchi di mamma” e chiediti quanto tu sei una “cocca di papà”. Gli uomini che rimangono anche da adulti nella sfera di influenza della madre hanno solitamente meno comprensione per le altre donne, e viceversa le donne che hanno un rapporto privilegiato con il padre avranno meno compassione per tutti gli altri uomini. In una coppia che funziona c’è equilibrio nelle componenti di maschile e femminile, ma sono tutte cose su cui si può fare moltissimo grazie alle Costellazioni.

Ad ogni modo queste sono solo le mie parole, derivate dalla mia personale esperienza. Non sono un’esperta di relazioni affettive ma posso aiutarti a capire a che punto sei e che cosa vuoi in una relazione.

Il punto fondamentale per me è stato iniziare ad amare me stessa, anche se sembra un luogo comune, è proprio lì il punto dove inizia tutto. E per me amarmi ha significato non accontentarmi, non vivere per accontentare gli altri e iniziare a conoscermi meglio per non scaricare poi sul mio partner i miei disagi.

Ricorda: inizia sempre tutto da te!

Non puoi pensare di cambiare il tuo partner, di aggiustarlo, di migliorarlo. Nessuno cambia per qualcun altro. Solo noi possiamo cambiare per noi stessi.

„Amare se stessi è l’inizio di una storia d’amore lunga tutta una vita“ O .Wilde

Se riconosci uno dei segni che ho elencato qui sopra e vuoi parlarne per trovare una nuova serenità nella tua vita e nella tua relazione scrivimi.

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