Fermati un attimo e pensa a quanti conflitti o quanti rapporti ‘sospesi’ hai nella tua vita. Non parlo solo di persone con cui sta attivamente litigando o che ogni volta che vedi finisci per irritarti, ma proprio di quelle persone che hai tagliato fuori dalla tua vita per una discussione, una parola detta male, un bisogno non ascoltato o per un malinteso mai più risolto.

Eccomi qua a raccontarvi cosa ho combinato negli ultimi mesi e poi di come ho risolto negli ultimi giorni.

Quando ho iniziato la mia formazione di aggiornamento sulle Costellazioni Familiari pensavo che il tema del conflitto non mi riguardasse per niente. Bella io :D

Facendo corsi di crescita e formazione da tanti anni penso sempre – molto modestamente – di essere immune a certe dinamiche, ma quando mi fermo un attimo e metto la mia vita sotto la lente ecco che scopro che i miei armadi sono pieni di cadaveri che attendono solo di essere visti!

Vi racconterò oggi di come ho risolto due situazioni conflittuali che avevo messo in stand by da diversi mesi e di cosa ho imparato.

In entrambi i casi il denominatore comune era uno solo: avevo ferito un’amica.

Non in maniera intenzionale. Ma con certe mie parole dette e non dette avevo urtato la sensibilità di una persona a cui tenevo moltissimo.

Il fatto è che in entrambi i casi io ho sentito subito di aver causato questo dolore. E’ stata come un’intuizione fulminante. Ma in entrambi i casi l’ho ignorata.

Perché?

Perché rendermi conto di aver ferito una persona a cui voglio bene per me è semplicemente insopportabile. Mi spacca in due. Non lo posso ammettere prima di tutto a me stessa e poi figurarci alla persona in questione.

Quindi cosa ho fatto? Quello che si fa molto spesso in queste occasioni di conflitto e di separazione: ho coperto il dolore con la rabbia e l’allontanamento.

Ho chiuso i ponti, escluso la persona dalla mia vita, ho sotterrato il mio dolore con palate di rabbia.

Mi ha aiutata? Si, nel momento, perché mi ha permesso di gestire qualcosa che mi viene più facile del dolore. Ho più familiarità con la rabbia quindi me la cavo meglio.

Ho risolto? No assolutamente no. Anzi. Ho passato mesi a convincermi che avevo fatto bene, che era l’unica soluzione, che avevo ragione io, che doveva andare così, che siamo troppo diverse e bla bla bla…

E nel frattempo queste persone me le sognavo. Una notte si e una no. E sognavo di essere in pace con loro. Che tutto si risolveva, e che stavo finalmente bene.

Poi mi svegliavo.

Come affrontare la cosa?

Come riportare queste persone nel mio cuore, includerle in me e poi magari riallacciare anche un rapporto di amicizia dilaniato?

Ho fatto prima di tutto degli esercizi pratici, durante la formazione di Costellazioni, che mi hanno aiutata a vedere queste persone nei loro bisogni disattesi e hanno aiutato me a vedere i miei bisogni disattesi.

Perché sempre e solo di questo si tratta gente.

Ci arrabbiamo perché qualcuno disattende le nostre aspettative, e le nostre aspettative altro non sono che bisogni non espressi.

Dopo aver fatto queste esercitazioni – che mi hanno aiutata moltissimo a portare consapevolezza e luce la dove c’erano solo i miei “ho ragione, lei torto, mi ha ferito, non mi vuole bene”, ecc – ho dovuto però fare un passetto nella realtà.

E qui ho dovuto fare appello a tutto il coraggio del mondo.

Coraggio che non ho in questo tipo di situazioni. Sono una cagasotto totale.

Posso parlare davanti a platee di persone per ore ed ore ma non fatemi tirare su quel telefono per chiedere scusa.

L’ho fatto in due modi perché avevo a che fare con due persone diverse e due situazioni diverse.

Nel primo ho scritto una lettera. Una lunga lettera in cui prima di tutto lasciavo spazio al mio Mi Dispiace e alle mie Scuse. E ad un liberatorio: mi prendo la mia parte di responsabilità in quello che è successo tra noi.

Ragazze che miracolo queste frasi. Che libertà. Che leggerezza. Che respiro.

“Nel perdono c’è sempre un’inclinazione dall’alto verso il basso, che impedisce una relazione alla pari. Ma se tu dici: “mi dispiace”, stai di fronte. Allora conservi la tua tua dignità, e così l’altro può avvicinarsi a te più facilmente”. Bert Hellinger

Nel secondo caso ho preso in mano il telefono, assieme al mio cuore palpitante, e ho chiamato. L’ho fatto perché questa persona in passato l’ha fatto con me in una situazione simile e le dovevo questo gesto di coraggio.

Risultato?

Ve lo dico sinceramente: mi potevo benissimo prendere un vaffanc…. da entrambe le parti per come mi ero comportata.

E invece.

E invece a quella mia lettera è arrivata una risposta inaspettata.

Meravigliosa. Piena di comprensione, di affetto, di incredulità e di apertura.

E in quella telefonata sono scorsi fiumi di lacrime e parole gentili e di riappacificazione. Un balsamo per il mio cuore impazzito.

Non so voi ma io sto piangendo di nuovo. Perché il mio cuore finalmente ha trovato pace. La mia anima si sta godendo questo carico di gratitudine e di amore.

Cosa ho imparato da questo casino?

Ad ascoltare meglio le persone. Con presenza. Con empatia. Con amore.

A sentire i loro bisogni e fidarmi della mia capacità di intuirli. E soddisfarli anche se non vengono espressi.

E ad esprimere i miei, così magari incoraggio chi mi sta vicino a fare lo stesso.

Perché così sarebbe tutto un po’ più facile no?

Onoro questi conflitti e le persone che li hanno vissuti con me, perché nel risolverli ho imparato delle cose preziose, che non scorderò facilmente.

Se stai vivendo questo tipo di situazione e non sai come uscirne scrivimi e capiamo assieme cosa posso fare per te :)

Per saperne di più…

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